14/10/2023

TATAMI di Guy Nattiv e Zar Amir Ebrahimi

Il film è interessante per l’argomento trattato (Campionato mondiale di Judo), perché coinvolgente e dinamico, perché capace di tenere alta la tensione nel seguire lo svolgersi della storia.
Leila, judoka iraniana, arriva a Tbilisi in Georgia per i campionati mondiali di judo. Concentrata, fortissima e determinata, sconfigge le sue prime avversarie e, probabilmente, dovrà affrontare in finale la brava atleta israeliana. Ma questo scontro finale Iran-Israele non s’ha da fare, né domani né mai! Arriva pertanto l’ordine, prima dalla Federazione e poi da organi dello Stato iraniano di ritirarsi dal campionato fingendo un infortunio
Gli autori sono abili nel farci diventare quasi partecipi di una sfida; scegliere da che parte stare e combattere per la giusta causa.
Tutto ciò consapevoli della forza della propria libertà di pensiero, delle proprie capacità e autorevolezza sportiva, senza per questo usare violenza, ma piuttosto agire in modo tale di portare dalla propria parte altri più restii, perché attanagliati e bloccati dalla paura: quella del potere che imbavaglia, che incarcera, che minaccia, oppure che ti adula e ti rende servile e complice dell’inganno.
Convincenti pure le interpretazioni femminili: dell’atleta quasi campionessa e della sua coach: la prima combattiva e determinata a raggiungere il traguardo – la medaglia di campionessa del mondo, (dedicandola al suo Paese e alla sua famiglia) dopo estenuanti allenamenti, sacrifici e rinunce; la seconda da tempo già consenziente con il potere per paura di perdere tutto (lavoro, famiglia, vita), poi lentamente cerca di recuperare dignità per se stessa e per lo Sport con la S maiuscola.
Entrambe confermando così il primato della libertà e dello Sport sulla politica, anche se questo comporta loro malgrado di dover lasciare il Paese per sempre e diventare, come tanti altri sportivi, Rifugiate politiche protette dall’Organizzazione internazionale riconosciuta di riferimento.

Delia Strano