27/09/2023

UNA STERMINATA DOMENICA di Alain Parroni

Una sterminata domenica (An Endless Sunday) è il film d’esordio del regista romano Alain Parroni, vincitore del Premio Speciale della Giuria a Venezia Orizzonti dell’80. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.
Parroni ambienta l’opera a casa propria: Roma. Non si tratta, tuttavia, della Roma buona, di quella del centro storico o di quella dei pariolini, bensì della Roma di borgata. A far da sfondo alla storia, allora, non ci sarà il maestoso Colosseo o l’imponente San Pietro, ma, piuttosto, la fatiscenza degli abusi edilizi di periferia.
Lo spettatore è quasi obbligato ad immergersi in una realtà disfunzionale venendo calato nella vita di tre adolescenti. Brenda che rimane incinta. Alex, il suo ragazzo neo-diciannovenne, che sta per diventare padre. E Kevin, il più piccolo di tutti, che passa le giornate ad imbrattare la città con la propria firma.
I tre passano la propria estate come se fosse, appunto, una placida e sterminata domenica: qualche volta vanno in città o per centri commerciali, ma per lo più passano il tempo a dormicchiare e a ciondolare, rapiti da immagini e video sovrastimolanti, che passano sullo schermo del cellulare senza essere davvero visti.
La pellicola racconta il disperato bisogno di una generazione di essere vista, ascoltata, aiutata. Non a caso il film si apre con un messaggio vocale di Alex, in cui spiega il disagio e l’incertezza che prova nei confronti del futuro e si chiude con Kevin che, bloccato nel traffico con Brenda partoriente, cerca disperatamente un aiuto che non troverà.
È, insomma, il tema del tempo e il bisogno dell’uomo di essere ricordato e di lasciare un segno sulla faccia della Terra a testimone della propria non effimerità e, se l’uno tenta di farlo con un bambino, l’altro lo fa col vandalismo.
Alain Parroni si dimostra capace nel mantenere una buona regia, così com’è assolutamente degna di nota la fotografia di Andrea Benjamin Manenti. Nonostante ciò, il film non riesce ad andare fino in fondo coi propri intenti, spesso anche a causa della sceneggiatura che, talvolta, pare artificiosa e ridondante dando all’opera una durata ben eccessiva.

Sofia Palmeri