14/09/2022

Pillole di Mostra in libertà

The Eternal Daughter: brava l’attrice nel doppio ruolo di figlia e madre. Si muove negli spazi dell’albergo, ex villa di famiglia, con ambienti interni volutamente semioscuri, silenziosi, quasi spartani ed angusti che stridono con i ricordi di un arredo ricco e curato nei dettagli ed altri di incontri e vita famigliare felici. E anche gli spazi esterni riprendono atmosfere noir: uggiose, piovose, avvolte nel silenzio e nella nebbia, rincorrendo misteriosi possibili accadimenti, che agitano e mettono in ansia lo spettatore, che si spostano ogni volta nel tempo infinitamente!  Un tentativo di entrare nella psicologia tormentata di una donna che vive in simbiosi con la madre (morta un anno prima), ancora desiderosa di dare e ricevere attenzioni, carezze ed approvazione da quest’ultima, della quale perpetuare la presenza non avendo ancora elaborato la scomparsa, ancorché incapace di guardare definitivamente avanti ad una nuova vita.

Padre Pio: soggetto non facile che il regista sviluppa sul piano delle emozioni personali intimamente connesse alla vocazione, al rapporto con la volontà di Dio e alle tentazioni del mondo tramite Satana. Il tutto svolgendosi parallelamente disconnesso con gli avvenimenti della storia al termine della Prima Guerra Mondiale, il ritorno dei soldati, la miseria post-guerra, i primi fermenti socialisti e ideologici che scardinano drammaticamente lo status quo della società di allora (analfabetismo, proprietà terriera, latifondismo, condizione della donna, le caste: ricchi, nuovi benestanti, poveri e miserabili ecc..).
A Padre Pio, semichiuso nel suo convento, come lampi acuminati, giungono da quel mondo apparentemente lontano e distaccato, solo le sofferenze, i tormenti, le malvagità e la disperazione che, di volta in volta e sempre più, assume in sé. Lotta intimamente quasi ad autodistruggersi, come fece Cristo, per salvare gli umani, per la salvezza dell’umanità, fino a ricevere in dono le stigmate tanto desiderate/agognate.

Blonde: brava l’attrice nel ruolo di Marilyn Monroe, ma perché distruggere, spezzare, frantumare il Mito Monroe in modo così crudele e volgare, come se esso fosse nient’altro che il risultato di una vita di violenze e abbandoni familiari, di droga, farmaci e sesso, fatta bambola dai falsi sorrisi e lacrime di coccodrillo. Perché? Fosse stata una regista donna penso che avremmo visto certamente una donna fragile, acculturata e sola, poco capita da chi la circondava e che ne esaltava esasperatamente i lati esteriori. Forse ne avrebbe valorizzato il fascino della bellezza per quello che è, il dolore di una madre spezzata dalla morte dei nascituri, la solitudine intima vissuta, la costante ricerca e voglia di normalità e di famiglia da parte di Norma Jeane alias Marilyn Monroe.

Delia Strano