29/11/2021

Mon Père le diable di Ellie Foumbi

In un paesino di montagna al sud della Francia abita Marie. Lei lavora in una casa per anziani, è ben inserita nella comunità locale, molto stimata nel luogo di lavoro e ben voluta dai suoi amici e ammiratori. Questa idilliaca quiete viene turbata da un evento che riporta a galla un passato violento e burrascoso. Sull’orlo della follia, tra i ricordi di una vita che sembra lontana ed il presente, la protagonista muta mostrandosi in toto, spogliata dell’armatura che indossava quotidianamente.

Un’antica guerra vissuta e ben nascosta nell'inconscio riaffiora dapprima solo interiormente ma poi viene esteriorizzata fino al completo sconvolgimento tanto da allontanare e rendere irriconoscibile la protagonista agli occhi di chi, indipendentemente dal suo trascorso anche se all’oscuro di esso, ha sentimenti puri nei suoi confronti.
L’amicizia, la voglia di vivere il presente, il perdono e l’accettazione, sono ardui da ottenere e per questo il finale non è scontato, è combattuto ed atteso. Grazie ad esso si crea una nuova sintonia, una ritrovata e pura realtà, accompagnata da una più completa conoscenza e coscienza delle possibilità ed opportunità che ognuno ha in ogni momento e luogo.

La regista Ellie Foumbi crea e gioca, per tutto la durata del film, con una dicotomia netta tra l’armonia e il conflitto, il religioso ed il profano, Francia e Guinea. Questa sembra non avere punti in comune e non poter mai giungere ad un compromesso. E’ struggente, distruttiva e malsana. Durante la visione della pellicola le certezze si sfaldano e la violenza prende il sopravvento. L’odio e l’amore sono forti e complementari. L’apice si raggiunge quando il senso di giustizia si perde e la vita e la morte si stringono la mano e danzano insieme in una piccola, accogliente, silenziosa ed isolata baita di montagna.  

G.C.Labella