10/12/2020

NOMADLAND  di CHLOÉ ZHAO

Presentato come ultimo film in concorso a Venezia 77, Nomadland della 38enne regista cino-statunitense Chloé Zhao ha vinto il Leone d’Oro assegnato dalla Giuria presieduta dall’attrice Cate Blanchett. Un premio, visto la qualità degli altri film in gara, meritato e annunciato. La Zhao, nata a Pechino, studi a Londra e New York, dopo aver diretto alcuni cortometraggi, è al suo terzo film dopo il successo di un gioiellino come The Rider – Il sogno di un cowboy (2017).

Nomadland, che uscirà nel 2021 in prossimità della corsa agli Oscar, e dove ha chance di finire tra le nomination, verrà distribuito dalla Fox Searchlight (ormai sotto lo scudo Disney) la branca della casa principale che si occupa di progetti a basso costo e della scoperta di nuovi talenti da promuovere. Tra i produttori e sostenitori c’è l’attrice Frances McDormand, la protagonista della storia, che si era innamorata dell’omonimo libro-inchiesta scritto da Jessica Bruder (in Italia edito da Clichy) che racconta le storie di quegli americani che abitano in camper e si spostano tra i vari stati seguendo i lavori stagionali: perché sono poveri e perché, come suggerisce il film, sono gli eredi dei pionieri con i carri. La McDormand è Farm, una vedova dal carattere forte che ha perduto il lavoro.
Abbandonata la propria terra, alla quale era legata, le è rimasto solo un garage dove conserva le sue poche cose.
La vediamo girare con il suo furgone attrezzato a casa mobile, dormire in vari parcheggi, lavorare sotto le festività natalizie in un magazzino Amazon, e poi in primavera spostarsi per le Badlands, fare le pulizie in un parco oppure spostarsi per la raccolta di barbabietole. Sulla sua strada incontrerà persone come lei (alcuni degli attori sono veri vagabondi) dotati di una grande umanità, in grado di insegnarle come saper affrontare questa vita errante.

Il suo errare le permetterà di osservare panorami suggestivi al mutare delle stagioni; un rapporto diretto con la natura che diventerà anche spirituale. Conoscerà David (l’attore David Strathairn) uno come lei, persona buona e gentile che vive di lavori saltuari. Ne nascerà un’amicizia e forse un affetto, ma il richiamo della strada e quello della sua terra sarà più forte. Il film della Zhao più che un lavoro di denuncia sui nuovi poveri è un’opera di poesia, che si rende attraente soprattutto per la suggestiva fotografia dei grandi panorami americani e per le delicate musiche del pianista Ludovico Einaudi, toccanti al punto giusto.

Andrea Curcione