24/09/2019

A Cinema Prayer: il Cinema come atto spirituale

Andrey A. Tarkovskij, figlio di Andrej Tarkovskij, realizza questo splendido omaggio al padre ‘maestro di vita’ con un’opera che deve necessariamente essere letta come un quaderno di appunti. Perché l’arte è un tessuto connettivo, familiare che trova il suo intreccio nella sensibilità e nell’atto creativo stesso.
“Di che cosa parla questo film? Dell’uomo… è un film su di te, su tuo padre, su tuo nonno, sull’uomo che verrà dopo di te e che sei ancora tu”.

Questa premessa deve aver suggerito a Tarkovskij Junior la struttura mnemonica e di trasmissione del lavoro che difatti procede secondo una costruzione densa di ricordi da ripercorrere. Il regista pone al centro della narrazione proprio l’Uomo, Andrej, suo padre, immerso in un costante flusso di preziosissime immagini di repertorio che attraversano la vita e l’identità storica e filmica del più grande artista “dello spirito” del secolo scorso.  
Il tentativo, come da lui stesso dichiarato, è quello di guidare lo spettatore all’origine del pensiero Tarkovskiano, un pensiero trascendentale in cui la visione tende all’infinito e conduce all’assoluto grazie a una sorta di myse en abime verso l’estensione più ampia della vera immagine artistica ossia “un’unità organica di idea e forma”.

“A Cinema Prayer” pone l’accento sulla memoria di un vissuto che si ricollega direttamente al percorso filmico, caratterizzato prevalentemente da una forte dimensione onirica in cui un tempo straniante sfiora e dibatte con l’atmosfera metafisica, e dalla forte eredità pittorica, presente in ogni film, dei primitivi olandesi e fiamminghi: le candele, gli oggetti sacri, la cura per i dettagli, il  gioco di luci e ombre diventano archetipi così come lo sono gli elementi della natura che alimentano in  Tarkovskij una concezione panteistica dell’universo.

Questa corrente emotiva, ripercorre alcune delle più magiche e salienti sequenze della filmografia dell’Artista, il suo rapporto con l’Italia, il dramma dell’esilio forzato, il senso di emarginazione fino ad arrivare al suo film-testamento “Sacrificio” che conclude ciò che aveva iniziato con “L’infanzia di Ivan”. E così di padre in figlio, attraverso una preghiera, il cinema si evidenzia nella sua Sacralità.

Chiara Rapisarda