28/12/2018

Mi obra maestra  di Gastòn Duprat

Mi obra maestra” (“Il mio capolavoro”) del regista argentino Gastòn Duprat, proiettato fuori concorso alla 75ª Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia 2018, è una commedia che termina in un thriller nel quale il regista racconta il mondo dell’arte, tema centrale anche dei suoi precedenti Il cittadino illustre (2016) e L’artista (2008).

La storia, ambientata in Argentina e per lo più a Buenos Aires, si fonda su una lunga amicizia tra due uomini caratterialmente molto diversi ma appartenenti entrambi al mondo dell’arte contemporanea e conduce ad una riflessione per molti aspetti approfondita sul tema delle mode che cambiano con il passare del tempo.

Nella pellicola è descritto lo spazio in cui si muovono gli artisti, il mondo delle gallerie e il modo in cui si quotano le opere d’arte. I due protagonisti, infatti, sono un gallerista mondano e raffinato di nome Arturo (interpretato da Guillermo Francella), uomo d’affari e di successo, e il pittore Renzo (Luis Brandoni), un artista impulsivo che mostra grande talento ma che non si adatta alla modernità restando ancorato alle proprie idee stilistiche.

Nelle sequenze del film emergono continuamente i due differenti punti di vista che fanno riflettere sull’opposta concezione non solo dell’arte ma anche della vita dei due protagonisti: l’uno senza scrupoli e l’altro sfrontato. Il gallerista prova inizialmente a dire all’amico pittore che si deve aggiornare e modernizzare per riuscire di nuovo a vendere le sue opere ormai “fuori moda” e in una scena esilarante l’artista per tutta risposta decide di sparare due colpi di pistola ad un suo quadro affermando che così l’ha modernizzato. Quando il pittore, a causa di un incidente, perde la memoria, Arturo decide di aiutarlo a superare il momento di crisi nella sua carriera di artista architettando una bizzarra truffa. Tuttavia questa idea finisce per andare oltre e sfuggire di mano.

Il tutto è presentato con un flashback iniziale molto lungo perché il gallerista dichiara di essere un killer e per tutta la durata della pellicola, lo spettatore è incuriosito e attende il momento in cui il protagonista ucciderà qualcuno. E’ messo in primo piano il tema della morte, che aggiunge valore all’arte e fa sì che, quando un artista scompare, il valore del suo lavoro aumenti considerevolmente.

La grande intesa tra i due attori è il vero punto di forza del film, che risulta nel complesso particolarmente divertente. Questa commedia che vede protagonisti una coppia di amici che si completano a vicenda è ormai un classico del cinema e sembra ricordare i famosi Walter Matthau e Jack Lemmon.

Risultano nel complesso positivo, ben dosate le battute ironiche e i colpi di scena e fin dall’inizio si crea una speciale relazione tra i personaggi e lo spettatore, il quale assiste ad una bonaria irrisione e sarcastica critica del sistema dell’arte contemporanea. Ma nello stesso tempo dai dialoghi emerge chiaramente il messaggio che l’amicizia, se vera e di lunga data, viene sempre rispettata e anteposta ai benefici personali.

Valeria Sitzia