05/11/2017

Ex libris – The New York Public Library di Frederick Wiseman

Frederick Wiseman resta a New York, dopo i due anni trascorsi da In Jackson Heighs, sempre presentato a Venezia, nella sezione Orizzonti e non nel Concorso Internazionale, come invece quest’anno. Il documentario va a indagare i meccanismi che animano l’eponima biblioteca, dalle riunioni di bilancio alle varie attività che ivi si svolgono, con l’usuale tecnica calma e precisa del regista americano, che unisce piani sequenza a camera fissa che filmano la realtà così come si presenta e una fotografia calda ed esplicativa al montaggio che condensa in poco più di tre ore il meglio dell’umanità che anima l’istituzione.

Ex libris segue però un altro filo conduttore, non viaggia in circolo come i propri predecessori preferendo invece seguire una linea progressiva, quella dell’analisi dell’influenza che il sistema economico americano e il neo-liberismo moderno hanno esercitato ed esercitano sulla biblioteca. Wiseman va ad indagare con raffinatezza il sistema compatibilista tra pubblico e privato e le contraddizioni che comporta, la mentalità che si respira all’interno della New York Public Library tra scientismo e sistematicità onnipervasiva.

È un documentario molto criptico, rispetto agli ultimi lavori del nostro (strano, considerando la natura degli stessi, ma comunque possibile) che registra in maniera quasi sottotestuale il cambio di mentalità e la confusione della classe media negli ultimi anni. Con la scelta durissima di tagliare fuori interamente una parte vitale della biblioteca, cioè il pubblico – scelta forse non troppo azzeccata visto l’andamento dell’opera – Wiseman cerca di dare vita a un ritratto impuro della cattedrale della cultura moderna, stracolma di grandi propositi ma comunque subordinata a quella mentalità che cerca di osteggiare, come una sorta di figlia ribelle.

Ex libris è così un documentario che trova ampiamente il suo spazio nella filmografia del regista, forse anche in virtù del suo sguardo sociologico più accademico e meno antropomorfizzante del solito. Ha le sue mancanze, nel montaggio soprattutto quando rivela un parzialismo di fondo che inficia lo sguardo su tutta la realtà circostante, ma rappresenta un’interessantissima variazione sul tema, particolarmente stringente viste le sue caratteristiche precipue, e forse apre a nuove possibilità il cinema di Wiseman, capace di rimodellare il proprio cinema anche a questo punto della sua lunghissima carriera.