22/10/2017

Una famiglia di Sebastiano Riso

Dopo Più buio di mezzanotte il regista siciliano Sebastiano Riso si presenta in concorso alla 74° Mostra internazionale d’Arte cinematografica di Venezia con la sua opera seconda, Una famiglia. Vincenzo (Patrick Bruel) e Maria (Micaela Ramazzotti) sono all’apparenza una coppia tranquilla e innamorata come molte altre. Ma tra le pieghe del loro rapporto si nasconde un amore malsano e sbagliato, costruito sulla necessità da parte di Vincenzo di privare la sua Maria del dono più grande e naturale che una donna possa avere: la maternità.

Un’opera seconda piena e sconvolgente nella quale Riso tratta una tematica difficile, ma attuale, come quella della compravendita dei neonati. Dai toni iniziali nei quali aleggia un alone di mistero ci si avvia verso il vero fulcro del film: la coppia, una storia d’amore sbagliata, malsana, fatta di dipendenze e scelte incomprensibili, ma pur sempre una storia d’amore. Dinamiche complesse che lasciano lo spettatore con dubbi e domande senza risposta. Perché quando si ama non tutto si può spiegare e l’unica soluzione possibile è agire senza chiedersi il perché.

Maria è cosi. Una donna senza passato, una madre che non riesce a prendersi cura neanche di se stessa e la cui felicità dipende dall’uomo che ama. È schiava di una situazione che non ha deciso ma che con inerzia ha finito per accettare e dalla quale a fatica tenta di liberarsi. Una Maria che come quella della Bibbia è una madre sofferente che assiste in maniera ciclica alla perdita del figlio. Ed è ancora Micaela Ramazzotti, già diretta da Riso in Più buio di mezzanotte, a vestire i panni di una donna martoriata dalla circostanze della vita.

Un film forte e coraggioso che cela dietro la tematica della compravendita di bambini, l’analisi di due essere umani all’apparenza portatori di quella ‘normalità’ tanto agognata nel XXI secolo, ma in realtà inesistente.

Giulia Sterrantino