07/10/2016

Tommaso di Kim Rossi Stuart

Con questo film psicologico e a tratti onirico, dall’intento fortemente introspettivo, Kim Rossi Stuart torna alla regia a dieci anni di distanza dal suo esordio (“Anche libero va bene”, 2006); è lo stesso Tommaso dell’opera precedente, ormai adulto, a ricoprire il ruolo di protagonista (interpretato da Kim Rossi Stuart), alle prese con il proprio rapporto torbido e conflittuale con le donne, eredità degli eventi traumatici della sua infanzia, narrati nel primo lungometraggio.
Sedute psicoanalitiche inutili, un momento poco gratificante della sua carriera artistica di attore, la fine ormai prossima della sua relazione con la fidanzata Chiara (Jasmine Trinca), descrivono il profondo disagio vissuto da Tommaso.
Nemmeno in Federica (Cristiana Capotondi) riesce a trovare un sollievo duraturo: la loro relazione, che sembra inizialmente poter alleviare il malessere interiore del protagonista, si rivela non all’altezza del vuoto esistenziale da lui percepito, legato alla mancanza nella propria vita di una donna che conquisti del tutto il suo cuore e la sua mente.
Solo l’arrivo della giovane e bella Sonia (interpretata magistralmente da una spumeggiante e carismatica Camilla Diana) sembra restituire entusiasmo e vitalità ai sentimenti di Tommaso, che si lascia travolgere da una storia passionale ma non priva di ostacoli, che presto finisce col diventare dolorosa.
Tommaso dovrà cercare da solo una via di uscita, scandagliando se stesso, i suoi sogni e i suoi incubi, in un complesso percorso di maturazione, per il quale l’economia narrativa del film non sembra avere spazio sufficiente.
In una storia in cui la caratterizzazione del protagonista è tutto, non soddisfa l’interpretazione di Kim Rossi Stuart, che non riesce, né da attore, né da regista, con dialoghi e monologhi spesso troppo enfatici e artificiosi, a coinvolgere pienamente lo spettatore nel dramma del personaggio.

Giulia Lapenna