12/09/2013

Child of God di James Franco

Scott Haze è Lester Ballard, un solitario fattore del Tennessee la cui terra viene espropriata e messa all’asta. Nessun dettaglio è fornito su come egli abbia perduto la proprietà di suo padre, le responsabilità del caso non ci interessano. La terra gli è semplicemente sottratta dalla comunità che detiene il potere e Lester è allontanato a badilate in testa. È chiaro fin da subito che proveremo pena per lui: lo seguiamo pedissequamente nei boschi mentre caccia e non lo abbandoniamo nemmeno quando defeca.
Il protagonista di James Franco e Cormac McCarthy è osceno ma sorprendentemente umano, proprio per via del suo estremo, faulkneriano provincialismo. “A child of God much like yourself perhaps”, così lo descrive un narratore non identificato all’inizio del film. Lester si esprime a stento e soddisfa solo le funzioni vitali più animalesche: difesa del territorio, sopravvivenza, sesso e vendetta, sono questi gli impulsi che muovono le sue azioni.
L’impossibilità di appagarli lo conduce sulla strada del crimine e dell’alienazione. La sua follia non ha nulla di romantico, nasce dall’isolamento e può condurre solo a esiti tragici.

James Franco ha portato a Venezia uno shock movie dallo stile crudo e anti estetico. Un Non aprite quella porta al contrario in cui tifiamo per il redneck, per l’assassino sessualmente frustrato che finirà per sfogarsi sul corpo dei teenager che amoreggiano nei “suoi” boschi.
Child of God è un film sulla solitudine e in quanto tale deve fare cardine su un’interpretazione attoriale importante, che qui non manca. Scott Haze non si presta solo a un ruolo fisicamente arduo, ma lavora sulle inflessioni linguistiche e sulla mimica, riesce a essere grottesco senza mai cadere nell’istrionismo.
Lester è un assassino necrofilo, eppure è l’unico individuo su cui il pubblico può riversare la propria empatia. Bisogna accoglierlo o abbandonare la visione, se non altro perché i rimanenti personaggi non esistono, sono dei manichini, funzioni sociali senza volti né nomi.

Stefano Lalla