08/11/2023

LA SOCIEDAD DE LA NIEVE di Juan Antonio Bayona

Il 13 ottobre del 1972, il volo 571 dell’aeronautica militare uruguaiana, partito da Montevideo e diretto a Santiago del Cile, con a bordo i giocatori della squadra di rugby Old Christians, le loro famiglie e alcuni sostenitori, sta sorvolando la Cordigliera delle Ande, quando le pessime condizioni atmosferiche, la scarsa visibilità e un fatidico errore, ne causano lo schianto, in un tragico incidente in cui perdono subito la vita 12 passeggeri e che lascia i restanti 33 feriti e dispersi nel mezzo del nulla per i successivi lunghissimi 72 giorni.

La sterminata e implacabile distesa bianca, rinominata in seguito Ghiacciaio delle Lacrime, diventa palcoscenico di una storia di sacrificio, resilienza e collaborazione, in una lotta comune per la sopravvivenza propria e della propria umanità, anche quando la fame, il freddo e la disperazione costringono i pochi sopravvissuti, ormai solo 16, all’impossibile decisione di nutrirsi dei compagni defunti.

Il merito di Bayona nel trasporre il racconto di prima mano fatto dal giornalista Pablo Vierci nel suo libro del 2009 è quello di concentrare il suo sguardo empatico sui sentimenti, la spiritualità e i profondi dilemmi morali dei membri del gruppo, ai quali dà voce in scena e fuori campo, prediligendo gli archi emotivi, prima ancora che narrativi, ma rifuggendo sempre dai facili sensazionalismi e senza sfociare mai nella pornografia del dolore e nel voyeurismo macabro.

L’attenzione rivolta all’interiorit à dei personaggi, interpretati in maniera eccelsa da un giovane cast di quasi sconosciuti, è perfettamente bilanciata dalla maestria tecnica dei movimenti di camera e del sound design e, ritrovata la visceralità delle sequenze catastrofiche di The Impossible, il regista spagnolo ci dimostra ancora una volta che il suo cinema è cinema del corpo e di corpi, guidandoci attraverso un’esperienza fisica e sensoriale, a volte anche dolorosa e perturbante, che ci strappa dalla poltrona per trascinarci dentro al racconto, fino sotto alla pelle dei suoi protagonisti.

Mentre sullo schermo scorrono le immagini reali del salvataggio e le fotografie analogiche scattate prima dell’incidente e durante i soccorsi, di fronte a quei volti sorridenti non è possibile reprimere, tra le lacrime, anche una profonda gioia, scaturita da questo film che parla di vita molto più che di morte, di fratellanza e di gratitudine, nel ricordo indelebile di chi non c’è più, ma per cui continuare a lottare e a vivere.

Iacopo Ricciotti