27/09/2023

IO CAPITANO di Matteo Garrone

Il tema dei migranti, quelli degli sbarchi dei clandestini lungo le coste meridionali italiane, che ormai quotidianamente occupano le prime pagine della carta stampata e dei telegiornali, è oggetto dell’ultimo film del regista Matteo Garrone “Io Capitano”. Il cinquantaquattrenne regista romano (“L’imbalsamatore”, “Gomorra” “Reality”, “Il Racconto dei Racconti”, “Dogman”, per citare alcuni suoi precedenti titoli) utilizza l’apologo realista per raccontare una storia, che è la storia di molti africani che vanno via dai loro paesi per fuggire dalla miseria e dalle guerre, e affrontano un viaggio a caro prezzo per cercare un luogo migliore dove vivere e realizzare i propri sogni.

“Io Capitano” è l’avventura di due cugini adolescenti senegalesi Seydou (Seydou Sarr) e Moussa (Moustapha Fall), un po’ sprovveduti che, con il miraggio di diventare affermati musicisti, decidono di abbandonare le loro famiglie e di partire per l’Europa. Dopo aver messo da parte un po’ di denaro, ignari delle difficoltà, ben presto si dovranno confrontare con l’avidità di gente senza scrupoli che depreda letteralmente coloro che si illudono di fare un viaggio abbastanza comodo. Verranno ammassati su camion che attraversano il deserto, dove chi cade viene abbandonato; e dopo un lungo percorso a piedi tra le dune, finiranno arrestati dai militari libici che li chiuderanno in celle, li tortureranno e li ricatteranno. Qui i due ragazzi verranno separati e dopo lunghe peripezie riusciranno a ritrovarsi, fino all’ultimo ostacolo da affrontare: a Seydou verrà proposto di guidare una vecchia imbarcazione carica di uomini, donne e bambini per condurla verso le coste italiane, affrontando senza esperienza il mare, diventando così l’eroe della traversata.

Ma non è detto che il finale sia ottimista. Garrone, senza nessun tipo di retorica o pietismo, punta lo sguardo in una sorta di controcampo rispetto alle immagini che siamo abituati a vedere, ciò che molti africani vivono e soffrono per raggiungere la meta europea. Basandosi su racconti di veri immigrati, gira delle immagini nitide, identificandosi con lo sguardo dei protagonisti, pur con riferimenti alla favola di “Pinocchio” (suo film recente del 2019: il viaggio che rende i ragazzi più adulti), senza tralasciare quella solidarietà umana che lega gli sventurati dallo stesso destino. Il film ha ottenuto il Premio per la Migliore Regia (Garrone) a Venezia 80 e al giovane Seydou Sarr è andato il Premio Marcello Mastroianni come attore emergente.

Andrea Curcione