18/10/2022

NUCLEAR di Oliver Stone

Alla 79. Mostra cinematografica di Venezia è stata presentata, per la sezione Fuori Concorso, l’ultima opera cinematografica del grande cineasta statunitense Oliver Stone dal titolo Nuclear.
La presentazione è stata accolta in maniera sentita ed è stata accompagnata da un lungo applauso finale.
In un’epoca segnata dal sopravanzare sempre più irreversibile del cambiamento climatico, l’energia nucleare può rappresentare la vera soluzione. Questa è la tesi che espone il regista Oliver Stone, una critica feroce ai processi che hanno ideologizzato il tema del nucleare, soprattutto riguardo al processo politico che per decenni ha volutamente posto in relazione l’energia prodotta dall’uranio con il pericolo delle armi nucleari.

La narrazione non presenta nulla di nuovo rispetto agli altri racconti documentaristici a cui ci ha abituato, nella sua infinita carriera, il regista di “Wall Street”: un documentario lineare che ripercorre le origini del nucleare, dalla sua scoperta scientifica fino alle nuove tecnologie che stanno emergendo oggigiorno attraverso startup e processi di deideologizzazione in campo ingegneristico.  

L’opera risulta essere scorrevole su schermo, grazie ad un ritmo eccellente, e facile da assimilare culturalmente oltre che visivamente per lo spettatore. Il regista statunitense, infatti, ha la consona idea di rivolgersi allo spettatore come se questo fosse aprioristicamente ignaro di che cosa sia il nucleare, ponendo così le basi per una fruizione inclusiva.

L’operazione di Stone è quella di sviluppare una storiografia della “questione nucleare”. Ne scaturisce però un’analisi storica non neutrale, non priva di omissioni e sminuimenti. Perché se è vero che Nuclear ha il merito di porre un accento su un argomento che per decenni è stato ideologizzato e politicizzato, cercando di far “rinsavire” l’opinione pubblica, dall’altro siamo in presenza, comunque, dell’esposizione su schermo del suo pensiero e della frangia pro nucleare.

L’opera non si presta a logiche di “par condicio”, risultando alla fine una lunga esaltazione dell’energia nucleare. Non vi è contraddittorio, ed è questo il grande problema del documentario.
Indubbiamente però Stone ha la capacità di far risultare metabolizzabile e comprensibile un argomento su cui purtroppo si sono costruite impalcature di pensiero volutamente criptiche.
Il docufilm deve essere semplicemente letto come un punto di partenza per capire ed approfondire la questione, deve essere uno stimolo per iniziare ad interessarsi alle dinamiche energetiche ma non può rappresentare un punto di arrivo, una summa di verità sull’argomento.

Proprio perché siamo in presenza di un’opera limitata che si occupa di un argomento scientifico, nonché politico e culturale, dobbiamo relazionarci ad esso in maniera giudiziosa e critica: Nuclear finisce per banalizzare alcuni macro-eventi, come Chernobyl o Fukushima, non fornendo adeguati dati o analisi strutturali.
Stone grida alla ideologizzazione della questione del nucleare ma ne diventa lui stesso vittima, seppur da una prospettiva diversa. Un’opera che si presenta alla fine come un panegirico all’uranio e all’energia che da esso scaturisce.

Di certo è un’opera fondamentale per il nostro tempo che acquisisce ulteriore importanza soprattutto adesso che la questione energetica è in cima alle agende di tutti i governi per via della Guerra d’Ucraina innescata dall’illegittima aggressione da parte della Federazione Russa il 24 febbraio 2022.

Simone Libutti