10/10/2022

ALBERTINE WHERE ARE YOU? di Maria Guidone

Tra i cortometraggi presentati nell’ambito della Settimana della Critica alla Mostra di Venezia, nell’apposita sezione Sic&Sic, uno dei più interessanti è stato, indubbiamente, il lavoro di Maria Guidone Albertine where are you? premiato giustamente come miglior regia oltre a ricevere il Premio Fedic come miglior corto.
Maria Guidone regista pugliese (anche se nata a Mestre) dopo un dottorato in filosofia si forma cinematograficamente a Parigi. Al suo ritorno in Italia continua il suo impegno di ricerca, ma in parallelo lavora molto come regista pubblicitaria a livello internazionale, firmando anche campagne sociali sui diritti delle donne e la diversità.

Albertine è una sorta di opera liquida che si muove tra i generi, anche cinematografici, con un tocco di sperimentazione innestato in una vicenda di fiction che però è contaminata dalla trasposizione letteraria con sfumature quasi saggistiche. Quindi si tratta di una miscellanea ben equilibrata e diretta in maniera adeguata, dosando al meglio i vari ingredienti.
È chiaro che alla base di tutto c’è la radice di Proust, Albertine è una delle figure più interessanti e controverse della letteratura, la più nominata nel capolavoro proustiano della Recherche. Eppure, sembra fuggevole o come si dice spesso nel film inconoscibile. E questo termine è perfetto nelle due accezioni, sia come sostantivo (ciò che non può essere conosciuto dalla mente umana) che come aggettivo (irraggiungibile, impenetrabile, inaccessibile).
La regista spiega in un’intervista: “L’idea del film è nata durante il primo lockdown, una prigionia cui siamo stati tutti imprevedibilmente costretti. In quel tempo perso, che poi avremmo tutti cercato di ritrovare, credo che in molti siamo ritornati a vivere la lettura in un modo più totalizzante, forse come facevamo da adolescenti. In quei giorni, ho ripensato spesso alle pagine di Proust, alla prigionia di Albertine, iniziata proprio durante una estate luminosa, tra i rifessi di luce del mare, e finita nella claustrofobia di una relazione fatta di bluff e manipolazioni sentimentali”.

Sembra ormai definito, come alcuni critici sostengono, di poter identificare in Albertine la trasfigurazione letteraria di una figura reale nella vita di Marcel Proust: Alfred Agostinelli. Lui era l’autista di Proust ma anche il suo segretario e dattilografo, ebbe una relazione con lo scrittore ma anche con delle ragazze. Agostinelli morì a 26 anni pilotando un aereo ed era stato proprio lo scrittore a pagargli le lezioni di volo dove si era iscritto con il nome di Marcel Swann. Proust era molto geloso di Albert e quando morì fu davvero una tragedia.
Il film, che è girato in una Puglia “spugliata”, quasi fosse un’ambientazione a sé stante, fuori dal mondo, ha un andamento originale con la voce narrante di Alessandra Carrillo a fare da fil rouge. Qui si innestano le vicende dei protagonisti tra giocosità e drammi (bravi Anna Coccoli e Raffaele Taddei), in scivolamenti di generi e sorprendenti digressioni. Il tutto espresso con misura e dinamismo da Maria Guidone (autrice anche di soggetto e sceneggiatura) ben sostenuta dalla fotografia di Corrado Serri e dalle musiche di Jacob Scott e dei Papir.
Un cortometraggio che ha nel titolo una domanda alla quale poi non dà una risposta definita, ma numerosi percorsi da intraprendere per stimolare ancora di più alla conoscenza del mistero proustiano.

Alessandro Cuk