26/09/2022

ARGENTINA, 1985 di Santiago Mitre

Presentato alla 79° edizione della Mostra del Cinema di Venezia dal direttore Alberto Barbera come un “film che andava fatto e che nessuno aveva ancora osato fare”, Argentina, 1985 è stato accolto dal pubblico del Lido con una fragorosa, quanto meritatissima, standing ovation.
L’applauso, spontaneo e commosso è sorto senza nemmeno attendere i titoli di coda: Santiago Mitre, regista e sceneggiatore (assieme a Mariano Llinás) è riuscito a coinvolgere gli spettatori delle più svariate età e provenienza, in quello che è stato uno dei processi giudiziari più importanti della Storia mondiale.

In uscita il prossimo 21 ottobre su Amazon Prime, Argentina, 1985 è un film che parla di coraggio, di responsabilità e, soprattutto, di democrazia: il regista argentino, infatti, rispolvera un capitolo della Storia del suo Paese che per troppo tempo era rimasto nel silenzio dell’oblio, quello della battaglia della giustizia contro i crimini commessi durante il regime militare di Jorge Rafael Videla (durato dal 1976 al 1981). Mitre ci accompagna indietro nel tempo attraverso la storia di Julio Strassera, il procuratore incaricato di indagare e perseguire i responsabili delle crudeli e continue violazioni dei diritti umani, a quel tempo ancora impunite.

Strassera, interpretato dal colosso del cinema argentino Ricardo Darín, assieme al suo braccio destro Luis Moreno Ocampo (Peter Lanzani) e ad un gruppo di giovanissimi, si trova a scavare fra decine di faldoni di prove e migliaia di disperate testimonianze, perché sia fatta giustizia e chi avrebbe dovuto pagare, sconti finalmente la propria pena.
La forza di questo film, oltre alla storia che narra, sta nella modalità in cui viene narrata. Mitre non descrive il team di Strassera come eroico (anche se poi è la sensazione che rimane al pubblico quando, spinto dall’arringa finale, si alza in piedi ad applaudire). Al contrario, tutti i personaggi sono raccontati nella propria umanità: Julio Strassera, oltre a procuratore è marito (di un’elegantissima Alejandra Flechner), è padre ed è essere umano, e in quanto tale tentenna, dubita e ha paura, così come Ocampo e tutti coloro che, riportando la propria tragedia o prendendo appunti di quella di altri, non si son piegati alle molteplici minacce.

Molti hanno criticato la scelta di un tono spesso ironico e quotidiano, poiché in contrasto con la drammaticità dell’evento, invece, rende ancora più indelebile quel “Nunca más” (“mai più”) che, dando uno sguardo alla situazione attuale nel mondo, si tende troppo spesso a dimenticare.

Alice Tonello