11/01/2021
QUI RIDO IO di Mario Martone
Il film di Mario Martone, interpretato da un istrionico Toni Servillo che interpreta l’esuberante commediografo, percorre tre strade: la prima è quella della sua fama personale, di colui che nella storia del teatro italiano decretò la fine dell’epoca di Pulcinella e il successo del suo nuovo personaggio Felice Sciosciammocca, (protagonista della celebre commedia del 1888 “Miseria e nobiltà”).
La seconda è la descrizione del capostipite di una dinastia che comprende figli legittimi (forse di incerta paternità) e figli illegittimi mai riconosciuti: tra questi vi sono soprattutto Titina, Eduardo e Peppino De Filippo, coloro che diventeranno gli eredi del teatro contemporaneo.
La terza è quella del contenzioso giudiziario che sorse tra il commediografo e Gabriele D’Annunzio quando quest’ultimo venne a conoscenza che era stata fatta una parodia di una delle sue opere teatrali, portata sulle scene da Scarpetta con il titolo stravolto de “Il figlio di Iorio”. Questo scatenerà un putiferio e Scarpetta stesso si ritroverà denunciato dal Vate per plagio. Il processo durerà anni e metterà in pericolo il delicato equilibrio che teneva insieme la sua vita personale e professionale.
Il 62enne regista cinematografico e teatrale napoletano Martone, ormai un “habituè” alla Mostra, (qui ha presentato “Noi credevamo”, 2010; “Il giovane favoloso”, 2014; “Capri-Revolution”, 2018; “Il sindaco del Rione Sanità”, 2019) questa volta ci fa entrare nel mondo della Napoli della “Belle Époque” con un film dai toni leggeri, vivaci, da commedia, e un’impeccabile sceneggiatura retta da un cast di attori di teatro partenopei molto bravi (in primis Servillo); tra essi anche Edoardo Scarpetta II, discendente del commediografo. L’unica pecca è che si fa un po’ di difficoltà a riconoscere tutta la parentela del gineceo del commediografo.
Andrea Curcione