11/01/2021

MADRES PARALELAS di Pedro Almodóvar

In “Madres Paralelas”, l’ultimo film di Pedro Almodóvar che ha aperto la 78. Mostra del Cinema di Venezia, ritroviamo gli argomenti che stanno sempre a cuore il regista: le madri, i figli, la famiglia come luogo di unità affettiva e luogo di conservazione della memoria; senza necessariamente avere un padre o una madre, con un figlio da far nascere e crescere da soli. Come nel caso della quarantenne Janis (la sempre brava Penélope Cruz) una fotografa di moda (il nome le è stato dato dai genitori in ricordo della cantante Janis Joplin) che è rimasta incinta dopo una relazione occasionale con Arturo, un uomo sposato, che di mestiere fa l’archeologo forense e si occupa di ritrovare e identificare alle porte di un villaggio spagnolo i resti dei fucilati sepolti in fosse comuni durante il franchismo; tra essi vi era pure il bisnonno di Janis. In ospedale, in attesa di partorire Janis conoscerà la giovane Ana (Milena Smit) volto da ragazzina, spaventata per la maternità e per il suo incerto futuro. Le loro vite per uno scherzo del destino si incroceranno drammaticamente.

Per il 71enne regista spagnolo, che con gli anni ha abbandonato i toni dissacranti e scandalosi dei suoi primi film su temi di liberazione sessuale nel post-franchismo per dedicarsi ad argomenti più intimisti (“Julieta,” 2016; “Dolor y gloria”, 2019) qui ci narra dell’identità, della ricerca di una verità personale e di una verità storica nel dramma della Guerra civile spagnola, una verità che timidamente si inizia a svelare con la ricerca dei resti dei poveri giustiziati, come quelli del bisnonno di Janis. In parallelo vi è anche uno scontro con la verità di un segreto intimo personale, molto ingombrante, che sconvolgerà la vita di Janis.

Il conflitto tra queste due verità e il dolore per risolverlo sono gli argomenti che interessano di più al regista. La sceneggiatura, scritta in pieno “lockdown”, è tratta da un soggetto che Almodóvar aveva nel cassetto da qualche anno, da quando in Spagna si era ripreso a parlare apertamente dei crimini del franchismo, sulle giustizie sommarie e su quei finanziamenti finalmente erogati dallo Stato per recuperare i resti dei “desaparecidos” dalle fosse comuni; un atto dovuto per sanare quel debito ancora aperto con la società spagnola. Il regista ha quindi trovato la chiave giusta per inserire questo argomento nel tema della maternità. Almodovar qui gioca per sottrazione, tutto è misurato ma nello stesso momento lucido interessante e dolorosamente commovente.

Andrea Curcione