25/10/2021

Mondocane di Alessandro Celli

Il film è ambientato in una Taranto di un futuro indefinito dove gli abitanti divisi in caste convivono senza regole certe e in modo quasi tribale, dove poco o niente possono fare i tutori della legge: questo è il risultato apocalittico di un disastro ecologico, indiretto riferimento alle problematiche di sostenibilità attuale.

Protagonisti due ragazzi, amici tra loro, Pietro e Christian, che, come centinaia di bambini rimasti orfani, vengono sfruttati sul lavoro, e devono decidere la loro sopravvivenza; così affrontano delle prove per entrare nella banda delle “Formiche” dove vengono soprannominati “Mondocane” e “Pisciasotto” da “Testacalda”, capo della gang, che è sempre in lotta per il dominio del territorio con un’altra banda rivale, e vivendo ai margini della Taranto “bene”. 

La loro amicizia viene messa a dura prova dal capo, che cerca anche di metterli contro, ma il loro forte legame, pur con alti e bassi, resiste alle tentazioni del “homo homini lupus” facendo trionfare i sentimenti.
Il film, che richiama le atmosfere dei film ispirati ai classici romanzi ottocenteschi sui bambini sfruttati e abbandonati, è un racconto distopico che colpisce per la “veggenza” di un non improbabile “frutto” dei diversi mali e delle incertezze ansiogene della nostra società, che non riesce a controllare l’equilibrio della natura e delle popolazioni innestando devastazione ambientale e guerre sociali.

Sintomatico come l’opera inizi con il recupero clandestino in mare, da parte dei ragazzi, di un grande crocefisso di metallo, di cui sconoscono la rappresentazione e il significato, oggetto che li accompagna nel film, simbolo e metafora delle difficoltà dell’uomo per la sopravvivenza quotidiana.

Il regista, al suo primo lungometraggio, ci propone un racconto di formazione post-apocalittico con uno stile da cosiddetto “neorealismo punk”, e mette in scena una ambientazione originale, con una visione mefitica, che colpisce per la forza rappresentativa; un debutto positivo per Alessandro Celli ben coadiuvato dallo staff tecnico e dall’ottima interpretazione degli attori, specie quelli dei ruoli maschili.

Massimo Caminiti