05/10/2020

PADRENOSTRO di Claudio Noce

In concorso a Venezia 77, Padrenostro di Claudio Noce prende spunto da una vicenda accaduta nel dicembre del 1976 a suo padre, Alfonso Noce, all’epoca vicequestore di polizia e responsabile della sezione antiterrorismo regionale. Il dirigente subì un drammatico attentato da parte del gruppo terroristico Nuclei Armati Proletari. Nel conflitto a fuoco che ne scaturì il vicequestore, seppur ferito, si salvò, ma persero la vita un giovane poliziotto della sua scorta e uno dei terroristi. Quel tragico avvenimento rimase un ricordo indelebile nella sua famiglia e Claudio, anche se aveva solo un anno e mezzo, avvertì lo stesso il clima di paura che segnò la vita dei suoi cari.

Una volta cresciuto, si è affermato realizzando diversi lavori per il cinema e la televisione. Nel 2005 ha diretto il corto Aria (David di Donatello e Nastro d’Argento). E ancora nel 2007 il corto Adil e Yusuf (presentato alla 64. Mostra del Cinema di Venezia), e poi i primi lungometraggi: nel 2009 Good Morning Aman (66. Settimana della Critica) e nel 2014 il secondo, La foresta di ghiaccio. Per la televisione ha girato alcune puntate delle serie Non uccidere e 1994. Adesso ha sentito di essere pronto per raccontare quell’episodio della sua infanzia.

Nel film un po’ autobiografico immagina di chiamarsi Valerio e di avere 10 anni (il bravo Mattia Garaci). Suo padre Alfonso (interpretato da un misurato Pierfrancesco Favino) di origini crotonesi, viene ritratto come un uomo riservato, ma anche un genitore attento, premuroso con la propria famiglia e legato alle proprie origini calabresi. Quella mattina di dicembre, una volta sentiti gli spari da casa, Valerio accorrerà con sua madre per strada e vedrà il sangue, la morte. In seguito conoscerà Christian, un ragazzo di quattordici anni (l’altrettanto bravo Francesco Gheghi), un solitario, ribelle e sfrontato, che sembra arrivato dal nulla. Quell’incontro, in un’estate carica di scoperte, cambierà per sempre le loro vite.

Claudio Noce inserisce il tema dell’amicizia tra i due ragazzi, così diversi per carattere, come un qualcosa che all’inizio sembra immaginario, ma che poi sarà reale e vivo nel tempo. Come ha voluto spiegare il regista, questo film è dedicato alla figura di suo padre, ma anche a quelle famiglie della sua generazione, che durante gli anni di piombo hanno vissuto momenti difficili sotto scorta. La Giuria di Venezia 77 ha assegnato a Pierfrancesco Favino la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile.

Andrea Curcione