18/01/2020

L’UFFICIALE E LA SPIA di Roman Polanski

Il regista Roman Polanski ritorna con un film in concorso a Venezia otto anni dopo la commedia “Carnage”, per rievocare nel dramma storico “L’ufficiale e la spia” una vicenda che fece scalpore e divise la Francia di fine Ottocento. La storia, alla quale Polanski si è ispirato per la regia, è basata sull’omonimo romanzo dello scrittore

Robert Harris, uscito nel 2013 (scrittore dal quale Polanski aveva già tratto da un altro suo libro un altro film, “L’uomo nell’ombra”, del 2010).
La vicenda, che coinvolse ministri e ufficiali dell’esercito, si svolse a seguito dell'accusa di tradimento con la Germania mossa al capitano alsaziano Alfred Dreyfus. Le accuse, vennero soprattutto alimentate dal sospetto, dai pregiudizi e dall’antisemitismo, poiché Dreyfus era uno dei pochi ebrei nell’esercito francese. Il capitano (interpretato da un irriconoscibile Louis Garrel) venne condannato, degradato con infamia con una plateale cerimonia nel cortile della sua Accademia Militare e deportato nella colonia penale dell’Isola del Diavolo ai lavori forzati.

Il film di Polanski ricostruisce questa vicenda dal punto di vista dell’ufficiale francese Georges Picquart (l’attore Jean Dujardin) il quale dopo essere stato nominato a capo della sezione di intelligence dell'esercito francese, scoprirà che le prove per condannare Dreyfus erano state falsificate e in certi casi insabbiate per non provocare un grande imbarazzo a livello di gerarchia militare e politica, perciò non si era cercato il vero responsabile, il colonnello Ferdinand Walsin Esterhazy. Picquart rischierà la sua carriera e la sua vita, lottando per un decennio, anche con l’aiuto di una parte dell’opinione pubblica per dimostrare la verità e far reintegrare nell’esercito da innocente il militare.

Il film ruota sull’indagine investigativa di Picquart, sull’atmosfera che si creò attorno a questa vicenda come fu vissuta nei processi, tra personaggi meschini e autoritari. Polanski rende bene il senso di angoscia per una verità che si vuole negare e insabbiare a causa dei pregiudizi.

Un film duro, come ai tempi de “Il pianista” e d’effetto; bastano le prime inquadrature della degradazione del capitano per rendere il film importante e imponente. Bravi tutti gli interpreti, a cominciare da Dujardin, misurato in un ruolo serio, l’irriconoscibile Garrell così straordinariamente somigliante a Dreyfus, ed Emmanuelle Seigner, sensuale moglie di Polanski, nel ruolo dell’amante di Picquart.

Andrea Curcione