18/01/2020

LA VÉRITÉ di Kore’da Hirokazu

Parigi, ai giorni nostri. Una diva del cinema francese, Fabienne Daugeville (interpretata da Catherine Deneuve) pubblica la propria autobiografia. Per l'occasione riceve la visita della figlia Lumir (Juliette Binoche) sceneggiatrice che vive a New York con il marito americano Hank (Ethan Hawke) debole interprete di serie tv americane, e la piccola figlia Charlotte (Clémentine Grenier).

Nella villa parigina di Fabienne, le due donne si sforzano di entrare in contatto l'una con l'altra e di fare i conti con il passato, in un confronto sempre più serrato tra madre e figlia dove le loro vite vengono messe a nudo, senza filtri. Lumir rinfaccia all’egoista Fabienne che nel suo libro di memorie ci sono dettagli falsi della loro vita privata. Un rapporto che continua ancora ad essere improntato sulle bugie. Il motivo è che “la verità – come spiegherà Fabienne alla figlia – non appassiona”.

Il film inoltre gioca su due piani: lavoro e famiglia; perché Fabienne è anche impegnata su un set in un film di fantascienza dove interpreta una donna che da giovane (l’attrice è Ludivine Seigner) per ambizioni di lavoro ha intrapreso un viaggio nel futuro che l’ha portata lontano dalla famiglia; quando ritornerà a casa i suoi cari non la riconosceranno più. Il tutto farò riflettere Fabienne sul suo essere genitore.

Il regista Kore’da (Palma d’oro a Cannes per “Un affare di famiglia”) ambienta questo film, il suo primo girato fuori dal Giappone, in una villa nel cuore di Parigi, lontano dalla sua terra e dalla sua società, però mantiene la sua costruzione narrativa come nelle sue opere migliori (ad esempio “Ritratto di famiglia con tempesta”), ma anche una conoscenza dei canoni occidentali come quelli della commedia francese. Il risultato è un’opera dalla recitazione impeccabile.


Andrea Curcione