24/09/2019

About Endlessness di Roy Andersson

Dopo cinque anni dalla sua vittoria del Leone d’oro, il personalissimo autore svedese Roy Andersson torna al Lido per presentare About Endlessness, film che mantiene appieno lo stile impostato dai suoi precedenti lavori.

Ad una prima visione i 78 minuti della pellicola potrebbero sembrare ingiustificatamente lenti e intellettualistici, soltanto una serie di sketches più o meno comici affiancati l’uno all’altro senza alcun evidente criterio: che cos’avranno mai in comune banali avvenimenti quotidiani con il suicidio di Adolf Hitler? Invece è proprio da queste bizzarre associazioni che traspare l’arte e la maniera del regista svedese, unico capace di raccontare la storia dell’uomo e di tutti noi in modo assolutamente genuino, basandosi su temi universali che tutti condividiamo, su emozioni che tutti proviamo.

Così Andersson riesce ad osservare il mondo sub specie aeternitatis, dove l’eternità è l’immutabile natura umana, comune sia ai grandi condottieri di molti secoli fa, sia alla cassiera del supermercato più vicino. Per questo nella visione dell’autore svedese gli avvenimenti storici e quotidiani si confondono e si amalgamano, testimoni di un’umanità da sempre e per sempre oppressa sotto il cielo plumbeo dell’ignoranza, in strenua ricerca di risposte a lei precluse, in cerca di una consolazione impossibile, solo talvolta risollevata da brevissimi momenti di felicità. Il regista ci regala l’eternità ma, come tutto, è un’eternità amara, sempre uguale a se stessa e sempre caratterizzata dal debole e triste animo umano.

Andersson si riconferma uno dei maggiori cineasti della nostra epoca perché, come un demiurgo, tramite la sua osservazione, scene banali, insignificanti, minime, che tutti noi ignoreremmo ci vengono riconsegnate come arte.

Pietro Luca Cassarino