09/12/2018

THE SISTERS BROTHERS  di Jacques Audiard

Il regista e sceneggiatore Jacques Audiard (Parigi, 30 aprile 1952) appartiene a quella generazione di registi francesi la cui scuola di cinema è stata il lavoro sul campo, senza studi, ma rubando il mestiere da altri registi e sceneggiatori. Ha costruito così una sua personale carriera cinematografica dove è prevalente l’immagine sulla parola. Una fotografia attenta, dai toni forti, ruvidi, disincantata, che mette a fuoco azioni e problematiche contemporanee.
Ed il successo è arrivato con titoli come “Sulle mie labbra” (2001), “Tutti i battiti del mio cuore” (2005), “Il Profeta” (del 2009, che gli è valso il Gran Prix Speciale della Giuria al Festival di Cannes, nove premi Cèsar e una candidatura agli Oscar come miglio film straniero) e in seguito “Un sapore di ruggine e ossa” (2012) fino al recente “Deephan – Una nuova vita” del 2015. Questa volta il regista si è cimentato con un genere classico: il western.
Dopo il film commedia con i cowboys dei fratelli Coen ecco in concorso a Venezia “The Sisters Brothers”. La storia, basata sul romanzo western dello scrittore canadese Patrick DeWitt è ambientata nell’Oregon del 1850 (anche se il film è stato girato completamente in Spagna e Romania). John e Charlie Sisters (interpretati dagli attori John C. Reilly e Joaquin Phoenix) sono due fratelli che lavorano insieme come killer al soldo di un anziano e potente “Commodoro”.
Hanno caratteri opposti: più riflessivo il primo; istintivo e impetuoso il secondo. Un giorno verrà affidato loro il compito di eliminare un giovane chimico (Riz Ahmed) che ha trovato il modo per cercare più facilmente l’oro nei torrenti. I due killer però troveranno sulla loro strada un altro cowboy (Jacke Gyllenhaal) un investigatore messo anche lui alle calcagna del chimico.
Sparatorie, inseguimenti, solidarietà tra fratelli sono il succo della trama, in un film che gioca, senza retorica, con il genere classico, anche violento in certi casi, ma che spiazza per il suo finale buonista.
La pellicola di Audiard, - che oltre a dirigerla ne è anche il produttore insieme all’attore John C. Reilly - si fa apprezzare nelle sue due ore di scorribande e avventure, ma soprattutto si resta affascinati dei panorami scelti dei luoghi europei dove è stato girato, con una natura selvaggia che non ha nulla da invidiare a quella dei territori d’oltreoceano, ben fotografata da Benoît Deble (già fotografo per “Wim Wenders. Ritorno alla vita”, 2014) e con la colonna sonora di Alexandre Desplat. Il film ha ricevuto il Leone d’Argento per la Migliore Regia.

Andrea Curcione