03/11/2018

Domingo di Fellipe Barbosa

Presentato alle Giornate degli Autori della 75° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, Domingo si configura come un’amara riflessione sui mutamenti politici e sociali del Brasile a seguito della salita al potere del presidente Lula, avvenuta nel 2003. Come suggerito dal titolo, il film è ambientato durante una domenica, per la precisione il 1° gennaio 2003. La scelta del giorno non è casuale: fa riferimento al “settimo giorno”, quello del riposo. Il film infatti racconta una domenica come tante altre, in cui una famiglia borghese brasiliana si riunisce in un casolare di campagna per trascorrere insieme il primo giorno dell’anno.

A rendere questo giorno speciale è la situazione politica attraversata dal paese: Lula è appena stato eletto presidente, il che innesca reazioni contrapposte all’interno della famiglia. Vi è, da una parte, Dona Laura, matriarca preoccupata di perdere i propri privilegi e le proprie ricchezze a causa del nuovo scenario politico, e dall’altra la governante, che guarda con fiducia all’aria di cambiamento che si respira nel paese.

Dopo il successo della docu-fiction Gabriel e a Montanha, vincitore del Prix Révélation alla Semaine de la Critique di Cannes, il regista Fellipe Barbosa torna a lavorare con Clara Linhart, stavolta in un film corale. Domingo, infatti, ruota intorno a un mosaico familiare composto da una serie di personaggi ben caratterizzati, tra cui spiccano la già citata Dona Laura, interpretata dalla splendida Ítala Nandi, una delle massime interpreti del nuovo cinema brasiliano, nonché Bete, una donna istrionica ed emotivamente instabile, interpretata dalla bravissima Camila Morgado, molto famosa in patria. Nel corso del film i personaggi partecipano a una serie di dinamiche familiari che mettono in luce tutti i vizi e le peculiarità della società brasiliana. Perché Domingo ha il merito fondamentale di partire dal pretesto del “pranzo della domenica” per raccontare la realtà sociopolitica del Brasile, che trova nella famiglia la sua rappresentazione più autentica.

Marta Galeotti