03/10/2018

Amanda   di Mikhael Hers

Francia, 2015: il giorno dopo gli attentati a Parigi. Oltre alla devastazione, il regista Mikhael Hers è in grado, con attenta capacità psico-sociologica, di puntare il focus sul prisma delle relazioni che, in seguito agli attentati a Parigi, si complica per chi ha subìto una perdita famigliare nell’attentato stesso. I parenti delle vittime avevano una vita, prima della strage, che poi bruscamente subisce una deviazione in seguito a questo lutto improvviso e collettivo.

Dietro il lutto nazionale si celano infatti i lutti privati, dove spesso le relazioni si attorcigliano fino ad accartocciarsi nel (temporaneo?) no che per esempio Lena dà all’innamorato, che vorrebbe riportarla con sè a Parigi: la ragazza non è pronta per affrontare una realtà nuova.

Protagonista del film è la piccola ‘Amanda’, 8 anni, che quel maledetto giorno perde la mamma nella strage. Questo lutto improvviso non colpisce solo la piccola, ma anche il fratello della donna, interpretato da un bravissimo Vincent Lacoste, un venticinquenne che per ‘sbarcare il lunario’ fa diversi lavoretti nella metropoli parigina. In seguito all’attentato, egli deve fare i conti con il tema forte della Paternità costretta. Essendo lo zio e non volendo abbandonare la piccola in un Istituto, si assumerà la responsabilità (in primis affettiva) di essere padre.

Questo cambierà anche le relazioni di lui, innamorato appunto della giovane e bella Lena che, tuttavia, non se la sentirà di continuare questa relazione, data la situazione (gioco/forza) cambiata. Questi attentati produrranno dunque un ‘effetto farfalla’, che muterà per sempre le vite di chi ne viene -seppur indirettamente- coinvolto.
Molto spesso, nella vita quotidiana, ci concentriamo infatti sugli eventi e non sulla conseguenza  che gli eventi stessi producono. La ‘banalità del male’, di sui la strage è simbolo, non impedisce tuttavia di intravedere nel film spiragli di luce e speranza di un’umanità che – cerca di far prevalere il senso del Bene al non senso della vendetta e della nèmesi.

Non è la prima volta che il regista Mickael Hers affronta il tema del lutto improvviso: anche ‘Ce sentiment de l'été’ (the Summer feeling) parte dalla morte improvvisa di una persona per poi mettere il focus sulle conseguenze che la vita riserva alle persone care investite dal lutto. In ‘Ce sentiment de l'été’ è indicativa la battuta: ‘Guarda tutte queste persone... Devi capire che hanno tutti delle vite complicate... con le loro paure, i loro amori’.

Tornando ad ‘Amanda’, è indicativo anche il motto che la madre, professoressa d’Inglese, insegna (prima di morire) alla figlia: ‘Elvis has left the building’, facendo riferimento all’annuncio che facevano alla folla, alla fine dei concerti di Elvis Presley, ossia: ‘Game over. Potete andare a casa. Elvis non tornerà più sul palco’.

Quasi come monito predittivo, anche le stragi terroristiche rappresentano un ‘Game over’ rispetto alla realtà presente. Tuttavia, anche se nulla sarà più come prima, il film mette sullo sfondo la speranza e in primo piano il coraggio e la passione della piccola gente, che affronta il quotidiano, togliendo così all’opera filmica tinte truci per donarci invece toni illuminati di una coscienza più consapevole.    

Elena Reduzzi