28/12/2018
CAPRI-REVOLUTION di Mario Martone
Questo ultimo film, scritto insieme a sua moglie Ippolita Di Majo racconta una storia particolare, ambientata nell’isola di Capri nel 1914, nell’imminenza del conflitto, quando era ancora una terra selvaggia popolata da contadini e pastori. Lì vive una ragazzina che conduce le capre al pascolo, Lucia (la giovane attrice Marianna Fontana) che un giorno scoprirà, poco lontano da casa, l’insediamento di una comunità naturista di artisti proto-hippies.
Questi vivono in piena libertà, studiando e creando arte contemporanea, soprattutto la danza, e nel rispetto della natura. Lucia conoscerà Seybu, la loro guida spirituale (l’attore Reinout Scholten van Aschat) che la introdurrà nella comunità, le insegnerà a leggere e scrivere, e le farà prendere coscienza del proprio ruolo di donna in una società arcaica maschilista patriarcale e incolta (rappresentata dalla propria famiglia), sia da quella della popolazione urbanizzata e acculturata del paese, assorbita dalle nuove idee positiviste, convinta dell’importanza dalla scienza, rappresentata da Carlo (Antonio Folletto) il giovane medico condotto da poco giunto sull’isola. Quest’ultimo ha anche dei contatti con quei fermenti socialisti rappresentati dalla comunità di esuli russi (con il loro esponente Maksim Gorkij) a Capri in quegli anni, che prepareranno il terreno alla rivoluzione del 1917.
L’idea del film nasce a Martone dopo aver scoperto che effettivamente a Capri in quegli anni vi era stato un vero gruppo di artisti fondato dal pittore e utopista tedesco Karl Wilhelm Diefenbach (1851-1913) del quale sono conservati alcuni suoi quadri alla Certosa di Capri. “Capri-Revolution” gode di un’ottima fotografia (Michele Attanasio) e delle musiche di Sacha Ring, in arte “Apparat” (già autore della colonna sonora de “Il giovane favoloso”) sulle cui note danzano le donne della comunità, grazie alle coreografie di Raffaella Giordano. Tuttavia l’idea di porre al centro di questo lavoro tali contraddizioni dialettiche risulta troppo impegnata e debole da sviluppare registicamente; perciò la pellicola non ha convinto troppo né i critici né evidentemente la giuria.
Andrea Curcione