09/12/2018

The Mountain di Rick Alverson

Un film dai colori tenui e dall'impressionante fotografia, frutto di un accurato studio e di attente proporzioni, colpisce lo spettatore che si avvicina ad un film che tratta il tema della lobotomia nell'America degli anni Cinquanta. Ci si potrebbe aspettare forse del sangue, forse delle scene raccapriccianti, e invece un ritmo lento e cadenzato, a tratti ridondante, avvolge il pubblico e lo porta verso quella sensazione di apatia che è l'effetto delle cure proposte dal dottor Wallace Fiennes, interpretato da un fantastico Jeff Goldblum.

Questo medico, co-protagonista della storia, accompagna il giovane Andy (Tye Sheridan), a cui è recentemente morto il padre, in un allucinante viaggio da un ospedale all'altro in qualità di proprio fotografo personale. Il medico, infatti, incallito sostenitore della lobotomia in un paese che si sta man mano convertendo alle cure farmacologiche, sfrutta la potenza della fotografia per pubblicizzare il proprio operato. Il nuovo lavoretto di Andy non fa che traumatizzare il ragazzo, procurandogli uno shock che tuttavia lo risveglia dal torpore catatonico in cui si trova intrappolato all'inizio della vicenda.

Il regista Rick Alverson propone allo spettatore un viaggio fatto di inquadrature geometriche ed angoscianti, musiche allucinate intervallate a profondi silenzi, nonché personaggi contrastanti fra loro, che cercano di mescolarsi in una situazione che ha del surreale. A contribuire all'effetto straniante, e a portare una nota di recitazione nella sua forma più teatrale, è il personaggio di Denis Lavant, Jack, delirante santone che intende lobotomizzare la figlia. In uno scatenato monologo sull'arte e sull'eros si percepisce una carica emozionale fortissima, in contrasto con la linea tenuta dalla pellicola fino a quel momento.

Peccato però che elementi così contrastanti vadano solamente a cozzare tra loro, senza riuscire ad amalgamarsi per procedere verso un finale convincente. L'apatia in cui Alverson accompagna lo spettatore apatia rimane, rischiando di farlo uscire dalla sala lobotomizzato e confuso.

Alessia Rossetto