03/11/2018

DRAGGED ACROSS CONCRETE  di S. Craig Zahler

‘Dragged Across Concrete’ è una rivisitazione del genere poliziesco coordinata dalla regia di S. Craig Zahler. Persone appartenenti a fasce della società opposte si intrecciano, si scontrano e si sfidano in una classica caccia ai soldi.
A causa di un arresto considerato inutilmente violento, i due poliziotti Ridgeman (Vince Vaughn) e Anthony (Mel Gibson) vengono sospesi. Spinto dal senso di dovere verso la famiglia, già scossa dalla malattia della moglie e dal bullismo subito dalla figlia, Ridgeman decide di pedinare uno spacciatore, con l’obiettivo di accaparrarsi il bottino. D’altro lato, un giovane ragazzo appena uscito di galera, anch’egli per aiutare la famiglia, si ritrova a scortare lo spacciatore stesso.

Siamo dunque catapultati in una storia di inseguimenti e intrecci, ben costruiti grazie all’utilizzo di una regia pulita, che non appesantisce il film. Nonostante le motivazioni nobili che spingono i personaggi ad azioni illecite per ottenere denaro, la vita non fa sconti a nessuno. Solcando il confine fra giusto e sbagliato, fra lecito e illecito, lo spettatore si domanda quanta violenza sia moralmente disposto ad accettare, sebbene giustificata da buone intenzioni.

Il film è composto da lunghe scene dialogate, ben costruite e a tratti divertenti, ma alla lunga ripetitive. Anche la scenografia risulta poco varia: sono molte le scene, per esempio, all’interno di una macchina, con la classica fotografia frontale di conducente e passeggero. Alla resa dei conti, ognuno si trova disteso sul cemento, in una lotta per il denaro e per la sopravvivenza. Qui la fotografia acquista un carattere più originale, i personaggi sono immersi in un ambiente fumoso, le loro sagome, insieme a quelle dei fucili, si stagliano nella nebbia e la pellicola assume i colori del giallo e del grigio, amplificando l’atmosfera di attesa e tensione.
Un film che, a livello di trama, non brilla per originalità. I centocinquantotto minuti di durata non sono giustificati, appesantiscono, e la stessa vicenda avrebbe potuto svolgersi in due ore. Gli ultimi minuti di film sono evitabili: un cambio di clima radicale ci porta ad una tipica ambientazione americana che vuole chiamare a un lieto fine, risultando tuttavia buonista e fuori luogo.

Alma Lonardi