03/10/2018

Doubles vies – Non Fiction  di Olivier Assayas

Olivier Assayas, con questo Non fiction, punta sul sicuro, presentandoci la sua ultima versione di un canone che è stato, soprattutto dal cinema francese, continuamente usato e rivisitato, fino quasi ad esserne logorato. Si tratta, infatti, dell’ennesima commediola borghese, dove un gruppo di amici intellettuali si ritrova in cene, aperitivi, spuntini e merende per discutere infinitamente della loro incomprensione del volgo e delle sue scelte.

Nel frattempo, ovviamente, dietro ogni ipocrisia, i tradimenti e le infedeltà si sprecano, nel tentativo di creare un minimo di briosità e di tensione intorno ad un’opera che somiglia più ad una serie di spezzoni tratti da dibattiti televisivi che ad un film.

Nonostante questo Assayas riesce a giocare in modo abbastanza intelligente su questi clichés, prendendo in giro il nozionismo e l’altezzosità dei suoi protagonisti e riuscendo a rendere il tutto più interessante con l’aiuto di una sceneggiatura frizzante ed ironica, che ha strappato più di una volta delle risate alla sala ed al sottoscritto.
Anche il tema trattato dalle estenuanti discussioni dei personaggi, ovvero il ruolo dell’editoria nel mondo digitale, risulta alle volte interessante, riuscendo a sottoporre allo spettatore un argomento su cui riflettere.

Il pregiudizio anti-moderno e anti-tecnologico di molti dei personaggi, su cui Assayas ironizza, è però subliminalmente e forse inconsciamente condiviso dal regista, come risulta evidente da alcune scene e da alcuni dialoghi, rendendo perciò vana la pretesa di Assayas di fungere da testimone imparziale delle situazioni e delle discussioni che mette in scena. Forse senza rendersene conto, il regista fa parte di quella stessa categoria che deride, e ne condivide idee e convinzioni.
Ciò non toglie che il film sia in effetti godibile, con battute pungenti e personaggi credibili e riconoscibili: una perfetta, seppur banale, commedia leggera.

Pietro Luca Cassarino

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KADO di Aditya Ahmad

Il regista Aditya Ahmad, che ha curato anche la sceneggiatura di questa pellicola, vince alla 75a Mostra del Cinema di Venezia il premio come miglior cortometraggio nella sezione Orizzonti. Quindici minuti in cui lo spettatore si immerge nella vita quotidiana di ragazzi e ragazze indonesiani, in un affascinante viaggio alla scoperta di luoghi e culture purtroppo spesso ignorati dal pubblico occidentale, che fruisce piuttosto della propria tradizione cinematografica. Il festival di Venezia permette ancora una volta di portare alla ribalta la cultura orientale, dimostrando che prodotti di qualità escono da questa meravigliosa fucina.

Il regista racconta che, quattro anni dopo il suo precedente cortometraggio, reincontrare Isfira Febiana, protagonista di questo, l'ha spinto a riflettere sulla propria esistenza. Inoltre, osservare il cambiamento esteriore di Isfira e le storie che aveva raccolto nel tempo ha portato Ahmad al volerle narrare, inserendo anche la propria personale concezione della vita: un dono speciale di Dio.

Il cortometraggio narra la storia di Isfi, che con i suoi amici maschi può comodamente indossare i pantaloni, mentre per stare in casa dell'amica Nita ha bisogno dell'hijab. Oltre a mostrare le diverse relazioni che Isfi intrattiene con le diverse persone, si vede la contrapposizione tra il regalo di compleanno che viene architettato per Nita e quello che invece sarà destinato ad un amico, a sottolineare la differente libertà concessa a maschi e femmine.

Questi quindici minuti portano a riflettere e ad interrogarsi sullo stile di vita di luoghi tanto lontani, ascoltando le ragioni dei genitori di Nita e chiedendosi se quel comportamento che a primo impatto bocceremmo all'istante non sia in realtà solo un gesto d'amore. Conoscere un cinema più esotico rispetto a quello a cui siamo abituati può aprire la mente, ed entrare in casa di persone con modi di pensare radicalmente differenti dal nostro non può che rappresentare una ricchezza.

Alessia Rossetto