25/09/2018

Il bene mio di Pippo Mezzapesa

“Maria diceva che a Provvidenza non sarebbe mai successo niente. Aveva torto”. Le parole di Elia riecheggiano tra i ruderi di case ormai abbandonate, insegne dei locali arrugginite e fatiscenti e, tante, troppe macerie. Questa è Provvidenza ed Elia è il suo ultimo abitante.

In un passato non troppo remoto, un forte terremoto ha distrutto non solo case, scuole, bar di quel piccolo borgo tra le montagne ma anche gli animi dei suoi abitanti, privando i padri dei figli, i fratelli delle sorelle, i mariti delle mogli. Tutti hanno lasciato qualcosa sotto le macerie e hanno preferito non affrontare il dolore, abbandonando quel Paese ormai funesto che, a differenza del suo nome, di provvidenziale aveva ben poco. Tutti, tranne Elia che la sua sofferenza ha deciso di affrontarla faccia a faccia ogni giorno, ogni ora, ogni minuto, ogni secondo della sua esistenza. Elia lotta quotidianamente per non andare via da casa sua nonostante le pressioni dei pochi amici e del fratello Sindaco che vogliono spingerlo ad allontanarsi da quel paese fantasma. Ma, la sua convinzione si fa ancora più forte, quando inizia ad avvertire di non essere più solo…

Con Il bene mio Pippo Mezzapesa ci regala un film nel quale i suoni del vento, della pioggia, dei passi di Elia, di ogni suo respiro riecheggiano nella nostra testa facendoci percepire la potenza e al tempo stesso la fragilità di quel piccolo grande uomo interpretato da Sergio Rubini. Uno sguardo registico veritiero che attraverso una storia di finzione, si concentra su temi importanti come l’importanza del ricordo e la capacità di affrontare i dolori più grandi, ma soprattutto di superarli. In un periodo storico nel quale anche i sentimenti sono affidati all’uso smodato della tecnologia, ne Il bene mio Elia, con la sua continua ricerca di oggetti da sistemare e conservare ci ricorda quanto sia importante custodire i ricordi piuttosto che cancellarli.

Giulia Sterrantino