05/11/2017

L’ordine delle cose  di Andrea Segre

Un percorso iniziato nel 1998 quello di Andrea Segre, autore che fin da subito trova nella produzione documentaristica terreno fertile nel quale raccontare tematiche sociali spesso inaffrontabili. Il suo percorso graduale centellinato dall’attenta osservazione del reale lo ha portato all’ideazione del lungometraggio “L’ordine delle cose” scritto a quattro mani con lo sceneggiatore Marco Pettenello.

Corrado (Paolo Pierobon) è un funzionario del Ministero degli Interni italiano incaricato di risolvere una delicata missione: i viaggi illegali dalla Libia all’Italia. Corrado è un uomo caparbio, in grado di gestire le dinamiche dinnanzi alle quali il suo lavoro lo pone. Ma fino a quando sarà in grado di conciliare legge di Stato e legge umana? Ciò che è giusto fare con ciò che vuole fare? Una scelta difficile nella quale la sua humanitas si scontra prepotentemente con le ferree regole lavorative. L’incontro con Swada, donna somala prigioniera in Libia, insinuerà in lui il dubbio.

Una storia portatrice di una problematica attuale e insormontabile come l’immigrazione, una problematica che non ha vincitori, ma solo vinti. Può un singolo uomo fare la differenza? Può Corrado trasgredire alle regole e riottenere quell’ordine delle cose a lui caro? Dubbi amletici e soluzioni quasi impossibili cui lo spettatore assiste inerme; un duro scontro con una realtà che spesso si fatica a vedere.

Con L’ordine delle cose Andrea Segre si evolve, lasciando la piccola realtà chioggiotta di Io sono li (2011) per migrare verso orizzonti più ampi come quelli europei, rimanendo comunque fedele a protagonisti silenziosi e riflessivi espressione di un’alterità non solo connessa all’aspetto esteriore, ma soprattutto intrinseca e profonda come quella che ci pone sempre in lotta con noi stessi, con quell’altro da noi che fatichiamo ad accettare.

Giulia Sterrantino