22/10/2017

M di Sara Forestier

L’attrice francese Sara Forestier, esordisce come regista e contemporaneamente interpreta il personaggio femminile (Lila) con immensa bravura. Non ha scelto un tema facile né da raccontare, né da interpretare. La storia è quella di una ragazza balbuziente che un giorno incontra un ragazzo, Mo. Le loro vite e storie sono molto diverse. Lei studentessa modello, vicina alla maturità; lui, analfabeta, vive nei bassifondi della città, pilotando macchine per gare clandestine. Ne nasce una storia d’amore non semplice, in cui l’amore si intreccia a queste debolezze.

In un mondo, quello di oggi, in cui la comunicazione si è inaridita, riducendosi all’essenziale, in cui non si parla ma si digita su una tastiera, in cui i rapporti sempre più sono diventati virtuali, questo film ci fa riflettere molto sull’uso della parola, della musicalità e dell’importanza della comunicazione tra individui e quanto essa è spesso complicata. 

M è basato su un tipo di espressività mancante e sul suono che è presente e diventa potere. I due protagonisti fanno un uso della parola diversa e speculare. Lei non riesce a pronunciare quello che vorrebbe a voce, così si ritrova a scrivere poesie, creando una musicalità della scrittura. Lui non sa scrivere e l’unico mezzo utilizzato per comunicare è il discorso parlato, che lo fa sentire ingenuamente più potente, tanto da trasformare questa sua superficiale potenza in violenza, non tanto contro di lei, ma contro l’amarezza della sua stessa vita.

Vi è un’armonia cucita tra la trama del silenzio e l’ordito delle parole, che crea un tessuto filmico perfetto. Vi è un’osmosi che va al di là del tipo di comunicazione, in cui la storia d’amore procede attraverso la via della semplificazione, cercando di affondare le radici in un’empatia che nasce dalla purezza.

Eugenia Avveduto