02/10/2017

Invisible di Pablo Giorgelli

Film argentino presentato nella sezione Orizzonti della 74a Mostra del Cinema di Venezia, Invisibleè il secondo lungometraggio del regista e sceneggiatore Pablo Giorgelli, già vincitore di quattro premi a Cannes nel 2011 con Las Acacias. Dramma adolescenziale breve ma intenso, Invisible racconta con una giusta dose di angoscia la storia di una gravidanza non desiderata, regalando allo spettatore sia un racconto drammatico e carico di pathos che uno spaccato sul problema sociale delle leggi sull'aborto in Argentina.

Al centro del film Ely, diciassettenne semi-emancipata che vive con la madre depressa cronica, chiusa in casa ormai da mesi. La vita di Ely, già profondamente segnata da tristezza e solitudine, si complicherà ulteriormente quando la ragazza verrà a scoprire di essere rimasta incinta. Da qui in poi Giorgelli illustrerà il complesso e pericoloso iter che una ragazza interessata ad abortire è costretta a seguire in un paese come l'Argentina, in cui la pratica è vietata salvo rare eccezioni.

Prima di essere un film sull'aborto, Invisible altro non è che la biografia di una ragazza di diciassette anni, come ce ne sono a milioni nel mondo, raccontata in tutte le difficoltà tipiche e meno tipiche di un'età notoriamente complicata. La decisione di calcare così tanto la mano sui particolari della vita della protagonista è probabilmente dovuta alla volontà del regista di veicolare un messaggio ben preciso: ogni volta che si parla di aborto, prima che di un problema sociale e di una complicata questione legata alle leggi di ogni singolo paese, si sta parlando della storia personale e più o meno complicata di migliaia e migliaia di donne, che restano appunto invisibili nella maggior parte dei casi in cui viene affrontato l'argomento.

Sebbene la pellicola non si presenti in tutto e per tutto come un canonico film di denuncia, Giorgelli fornisce uno spaccato ben dettagliato sulle pratiche alternative all'aborto diffuse in un paese in cui la procedura è vietata dalla legge, contribuendo alla generale autenticità che già caratterizza tutto il film.

Tommaso Faoro