02/10/2017

Il colore nascosto delle cose  di Silvio Soldini

Lo schermo è nero. Solo un insieme di voci e di sorrisi che si confondono tra loro, mescolandosi. Sono uomini e donne di cui niente è visibile, oltre i suoni delle loro voci. È l’inizio de Il colore nascosto delle cose, presentato fuori concorso alla 74° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Con questo nuovo lungometraggio il regista Silvio Soldini, si confronta con una tematica spesso trascurata al cinema: la cecità.

Teo (Adriano Giannini) è un pubblicitario dedito al lavoro ed ha una compagna verso la quale non riesce a prendersi delle vere e proprie responsabilità. Emma (Valeria Golino) è una donna non vedente, forte e volitiva, osteopata di professione che ha imparato a convivere con la diversità, trasformandola in una risorsa. Due vite diverse a tal punto da riuscire a trovare la stabilità e le emozioni che i entrambi protagonisti aspettavano da tempo.

L’evoluzione cinematografica, dunque,  di una tematica già trattata da Soldini nel documentario Per altri occhi, e sviluppata in forma narrativa attraverso il carismatico personaggio interpretato da Valeria Golino. Insieme alla penna delicata di Doriana Leondeff e Davide Lantieri, Soldini si concentra ancora sull’analisi di quelle figure femminili sfaccettate, tipologie di donne diverse che, nei suoi film, oscillano in una continuo alternarsi tra fiaba e realtà.

Ed è proprio la dimensione spiccatamente realistica dovuta a un’interpretazione sensibile e mai patetica della Golino, che fa percepire, nonostante qualche dilazione temporale eccessiva, la sensibilità del racconto. Emma, tra forza e dolcezza, è lo specchio nel quale può riflettersi Teo, un uomo che si lascia trasportare da sensazioni inaspettate, scegliendo con coraggio di entrare a far parte di un mondo nuovo dove a padroneggiare sono il tatto, l’udito, il gusto e l’olfatto. Un mondo nel quale si è meno legati all’apparenza e “dare un colore alle cose aiuta a vederle”.

Giulia Sterrantino