25/09/2017

Mother!  di Darren Aronofsky

Darren Aronofsky è tornato al Lido di Venezia, e se ne sono accorti tutti. Il regista e sceneggiatore statunitense presenta in concorso Mother!, un thriller con derive horror che, al solito, mira a suggestionare lo spettatore minandone la capacità di sopportazione psicologica.

La storia si basa sulla dualità marito-moglie; la loro è una vita semplice: lui, famoso scrittore in cerca della giusta ispirazione, cerca di sbloccare la propria vena artistica, lei, donna follemente innamorata, completa il restauro della casa, distrutta da un ignoto incendio avvenuto nel passato. La coppia sarà visitata prima da un sedicente medico in cerca di un bed and breakfast e poi da moglie e figli di quest’ultimo durante il generarsi di un caotico via e vai all’interno della casa tanto amorevolmente ricostruita dalla protagonista.

Il film vive di simbolismo e di analogie: uomo e donna, creazione e distruzione, ispirazione e arte, amore e possesso, umanità e natura. Il proliferare sfrenato di messaggi durante la visione rende la comprensione difficoltosa e tende a smarrire, così come vuole il regista, specialmente nella mezz’ora finale, la quale scarica sullo spettatore tutto il caos emotivo creatosi con estrema violenza.

L’opera cerca di fare qualcosa di nuovo, di affrontare tematiche comuni con un linguaggio volutamente esasperante e quindi genera discussione. Chi nel film vede solo un’accozzaglia di riferimenti biblici e di metafore ambientaliste disunite e non digeribili lo condanna come esile tentativo di essere un film sul tutto, mentre chi lo apprezza ne loda il coraggio e la capacità espressiva, qualità che Aronofsky cela dietro il proprio linguaggio cinematografico consolidato. Che lo si ami o lo si odi, bisogna rendere atto ad Aronofsky che anche con una grande produzione alle spalle (Paramount) è riuscito a fare il film che voleva, la sua storia e le sue regole.

Daniele Sartorato