15/11/2016

Hacksaw Ridge di Mel Gibson

Desmond Doss, avventista e obiettore di coscienza, decide di arruolarsi nell’esercito americano per combattere la seconda guerra mondiale senz’armi. Desmond (Andrew Garfield) si avvicina sempre più alla religione cristiana e alla non violenza anche a causa dei traumi infantili procurati dal padre, soldato veterano traumatizzato dalla prima guerra mondiale. Contro tutto e contro tutti, il giovane continua testardo nella sua lotta da solo: nessuno riuscirà a fargli cambiare idea né gli ufficiali dell’esercito contrari alla sua scelta, né la sua bellissima fidanzata interpretata da una splendida Teresa Palmer. Desmond decide così che al posto di distruggere sia meglio ricostruire: mentre il mondo si sgretola lui ne vuole ricomporre i pezzi. Il protagonista quindi affronta con sacrificio la vita difendendo il suo ideale al costo dell’umiliazione e della morte.
Il film, costituito da una struttura narrativa classica e ben equilibrata, si divide essenzialmente in due parti: la prima che racconta l’infanzia, la crescita, l’amore di Desmond e la sua difficile scelta di arruolarsi e partecipare all’addestramento dell’esercito; la seconda si concentra sulla battaglia di Okinawa. In quest’ultima che ci appare come un inferno dove regnano sovrane morte e distruzione, Desmond compie un vero e proprio miracolo riuscendo a salvare 75 persone.
Basato su una storia vera, il film è girato in modo magistrale da Mel Gibson che si esalta durante le scene di guerra, che grazie al loro ritmo e alla loro fotografia non lasciano un attimo di respiro allo spettatore. Naturalmente, essendo un film di Mel Gibson, la violenza è spesso accentuata e il sangue non può che scorrere a fiumi. Le gesta dell’eroe sono enfatizzate quasi come quelle di un Dio che si muove sul campo di battaglia. Talvolta può sembrare surreale come il protagonista riesca sempre a cavarsela, ma bisogna ricordare che la storia su cui si basa è reale e il vero Desmond fu premiato con la “Medal of Honor”, la più alta onorificenza militare statunitense.
Il regista inoltre decide di far gravitare il film su un elemento caratterizzante del suo cinema: la religione. Il giovane Doss, che come in Braveheart subisce un trauma che lo segna profondamente, decide di abbandonarsi alla religione santificando il sabato e non abbandonando mai la sua bibbia. Gibson, dopo dieci anni dal suo ultimo film, realizza complessivamente un’opera ben riuscita: visivamente potente e con elementi caratteristici del suo cinema.

Sergio Floriani