02/11/2016

Gukoroku – Traces of Sin  di Kei Ishikawa

Un misterioso e sconvolgente intreccio di colpe si cela dietro il brutale assassinio di una giovane coppia di sposi. In un Giappone cinico e classista, Tanaka, un giovane giornalista, indaga sul caso archiviato, cercando la verità tra coloro che avevano conosciuto e frequentato le vittime.
Un puzzle difficile da ricomporre: emergono le dinamiche spesso crudeli dell’ambiente universitario, in cui la posizione e la reputazione rivestono un ruolo determinante per l’integrazione e la vita sociale degli studenti. Lo dimostra la cosiddetta “Cricca” , il gruppo più elitario e inaccessibile della scuola, di cui faceva parte la donna uccisa. Storie d’amore e di tradimenti portano a odio e bramosia di vendetta, ma chi può essere arrivato a compiere un delitto?  
Alle vite delle vittime, ricostruite da Tanaka, si intrecciano le vicende personali del giovane, e della sorella minore Mitsuko, in carcere per omissione di cura genitoriale. Quali segreti si nascondono oltre il muro di silenzio e riservatezza del giornalista?
Il film presenta una solida struttura narrativa, organizzata in capitoli, che trasporta lo spettatore da un episodio all’altro della vita dei protagonisti, stimolando l’immedesimazione con un clima di suspense e mistero. La fotografia limpida e pulita dà un senso di ordine esterno, in linea con le rigide gerarchie sociali descritte, e al contempo in netto contrasto con le torbide vicende e gli occulti meandri della mente, raccontati dalle immagini. La colonna sonora affascina e imprigiona lo spettatore nella grigia e spietata realtà in cui è stato concepito il delitto, e che l’ha determinato.
Ishikawa porta a una profonda riflessione sull’uomo e sulle sue dinamiche interiori, influenzate dal contesto sociale che lo circonda, grazie a un lavoro attento e scrupoloso di introspezione sui personaggi, che vengono messi a nudo gradualmente, con messaggi espliciti e non, che lo spettatore è spinto a cogliere, cercare, intuire.

Giulia Lapenna