24/10/2016

CAFFE’ di Cristiano Bortone

Tre scenari, tre stati, tre storie eterogenee fra loro, eppure legate da un unico, fondamentale, particolare: il caffè. Questo il titolo del nuovo film di Cristiano Bortone, Caffè, pellicola che dispiega le sue ali narrative non solo in Italia, ma anche in Belgio e in Cina, diventando la prima co-produzione italo-cinese fino ad oggi.
Grazie a una buona dose di disperazione, odio, vendetta e rimpianti, rimaniamo incatenati alle tre diverse vicende, autonome e avvincenti in egual modo. In Italia, il giovane esperto di caffè Renzo (Dario Aita) e la fidanzata Gaia (Miriam Dalmazio) sognano un futuro migliore e una stabilità economica. In Belgio, Ahmed (Hichem Yacoubi), commerciante iracheno, viene derubato della sua preziosa caffettiera durante una manifestazione rivoltosa e rintraccia il responsabile, Vincent, perché gli venga restituita.
In Cina, Ren Fei (Lu Fang-Sheng), giovane manager, si trova a dover fare i conti con il passato e con il futuro, fra il ricordo di antiche piantagioni di caffè e un’impresa dalla dubbia legalità. In uno scenario complesso e variegato, fra sequestri, tentate rapine, incontri inaspettati e sofferenza, l’unico collante sembra essere, appunto, il caffè. Il suo gusto, a primo impatto decisamente amaro, si rivela in realtà ricco di sfumature e sapori differenti. Diviene dunque il simbolo della vita stessa, o perlomeno, delle vite che Bortone sceglie di raccontare nel suo film, a tratti nere, a tratti dolci.
Una fotografia dai toni cupi alimenta ancor di più questa visione superficialmente negativa dell’esistenza. Scelte vincenti quelle degli attori, italiani e stranieri, che sostengono con credibilità ruoli complessi e tormentati, senza mai scadere in performance scontate. A tal proposito, particolarmente coinvolgente l’interpretazione di Arne De Tremerie nel ruolo di Vincent, personaggio sfaccettato, per il quale proviamo rigetto e compassione allo stesso tempo.
Caffè è un film riuscito, che avvince, non stufa, colmo di colpi di scena e in grado di trattare temi importanti senza scadere nel banale o già sentito. Nonostante si svolga in tre scenari differenti, non risulta dispersivo e la trama non ne risente. Le tre vicende, sebbene non abbiano nulla a che fare tra loro, risultano comunque omogenee: riesce difficile immaginarne una senza le altre.

Alma Lonardi