12/10/2016

Hounds of Love di Ben Young

Inserito nella selezione delle Giornate degli Autori, Hounds of Love è il perfetto esempio di come un filone apparentemente esaurito, in tal caso quello dell’exploitation, possa essere riportato in vita. Sono gli anni Ottanta e Vicky, studentessa liceale di Perth, si allontana di sera all’insaputa dei genitori: è così che viene adescata da Evelyn e John, una coppia che abusa di giovani ragazze per poi ucciderle. La prigionia sembra destinata a concludersi nel peggiore dei modi, ma facendo leva sull’instabilità dei suoi aguzzini Vicky saprà ribaltare la situazione.
Per il suo esordio alla regia di un lungometraggio, il regista televisivo australiano Ben Young ha scelto di reinventare un genere che sembrava aver detto tutto quello che aveva da dire, in primo luogo dando particolare rilievo alla psicologia dei personaggi, un fattore spesso trascurato a beneficio del puro intrattenimento in pellicole affini. Se da un lato John resta un animale schiavo dei propri istinti, dall’altro la componente femminile è ben più complessa: tra Vicky e Evelyn si instaura un rapporto silenzioso e venefico alimentato dall’invidia di quest’ultima nei confronti dell’adolescente, che da impersonale strumento di piacere diventa ai suoi occhi una rivale.
Ad aumentare il senso d’angoscia è proprio l’atteggiamento di Evelyn, che in alcuni frangenti scopriamo quasi materna: è infatti madre di due figli e, a differenza del compagno, si rende conto che il crimine non fa che allontanarla dal suo ideale di felicità.
In sintesi, ciò che ci inquieta di più è ciò che non viene detto o mostrato, in antitesi con la tradizionale violenza esplicita. Attraverso slow motion che indugiano su particolari provocanti e dettagli pulp –del sangue rappreso, strumenti di tortura–, Young costruisce un’atmosfera carica di tensione senza mai inquadrare direttamente le sevizie, lasciandole all’immaginazione dello spettatore fino al finale, in cui tale tensione esploderà.

Giovanni Stigliano