12/10/2016

The Bleeder di Philippe Falardeau

Avete mai sentito parlare di Chuck Wepner? Se il nome non vi dice nulla, vi basti sapere che è noto anche come “il vero Rocky Balboa”. Wepner, infatti, conquistò la fama grazie a un incontro leggendario in cui sfidò il campione mondiale dei pesi massimi, Muhammad Ali. Contro ogni aspettativa, riuscì a buttare Ali al tappeto e a resistere fino a una manciata di secondi dalla fine. Aveva perso l’incontro, ma la sua eroica resistenza avrebbe ispirato Sylvester Stallone per il suo Rocky (1976).
The Bleeder, diretto dal regista canadese Philippe Falardeau (Monsieur Lazhar), racconta sì la storia di un pugile, ma non è propriamente un film sul pugilato: si concentra piuttosto sulla parabola umana di Wepner, dalla vita di basso profilo condotta nella sua Bayonne alla fama conquistata grazie a Rocky, che lo porta ad abbandonarsi a una vita di eccessi votata all’egocentrismo, fino al ritrovamento di un equilibrio affettivo con una donna di nome Linda.
A impersonare il protagonista è Liev Schreiber, vero mattatore del film, che riesce a conferire alla sua interpretazione un tono scanzonato ma al contempo profondo. Tanto il personaggio di Wepner è ben caratterizzato quanto gli altri sono appena abbozzati. Primo fra tutti quello di Linda, interpretata da Naomi Watts, il cui rapporto con Wepner risulta tutt’altro che credibile – tanto da far rimpiangere il trasporto che gli stessi interpreti erano invece riusciti a trasmettere nello splendido Il velo dipinto (2006).
A Falardeau va riconosciuto il merito di non essersi accontentato di raccontare pedissequamente la vita di Wepner: il regista canadese ha infatti prestato la giusta attenzione anche agli aspetti formali – per esempio, la pellicola sgranata e la colonna sonora ad hoc – per cercare di ricostruire gli anni ‘70. Si tratta però di una formula più volte vista al cinema e spesso con esiti migliori (American Hustle, giusto per citarne uno).

Marta Galeotti